LA TECNOLOGIA È LA PRINCIPALE RISPOSTA PER MITIGARE I RISCHI

Industria 4.0 – La Manifattura Intelligente in Italia e nel mondo: gli obiettivi qualità e competitività trainano l’adozione di tecnologia

Oltre il 40% delle imprese industriali sa di non avere la tecnologia e gli operatori capacitati per conquistarsi un vantaggio competitivo. Da Rockwell Automation l’8a edizione dello State of Smart Manufacturing Study  (infografica sotto) evidenzia il problema tra altri punti chiave. Lo studio è stato condotto condotto a livello globale per comprendere l’importanza della tecnologia per massimizzare il valore del data, ottimizzare la qualità dei prodotti, attrarre talento, ridurre il cyberrischio e quelli alla supply chain.

Lo State of Smart Manufacturing Study, che ha coinvolto oltre 1.350 produttori in 13 tra i maggiori paesi industriali, approfondisce anche come alcuni attori hanno ottenuto nel 2022 un Roi più alto grazie all’Internet of Things Industriale (IIoT); il ruolo dell’automazione e delle tecnologie dello smart manufacturing nell’incremento della performance; come un migliore utilizzo dei dati e la disponibilità di manodopera qualificata siano una leva per la competitività.

I risultati evidenziano problemi comuni al settore industriale in tutto il mondo. In Italia, i responsabili delle aziende manifatturiere individuano con molta chiarezza i vantaggi della tecnologia e gli ostacoli che si frappongono per sfruttarla al meglio.

“In un

o scenario particolarmente complesso come quello attuale, le imprese manifatturiere puntano a obiettivi di crescita profittevole con attenzione alla qualità, a una maggior resilienza, agilità e sostenibilità; ma sono consapevoli di non poterli raggiungere senza l’adozione di tecnologie avanzate a supporto di una produzione intelligente. Tuttavia, uno dei principali ostacoli individuati a livello globale, così come, in maniera ancor più marcata dai produttori italiani, è la difficoltà a reperire personale che abbia le qualifiche necessarie per supportare i nuovi paradigmi industriali”, spiega Fabrizio Scovenna, Managing Director di Rockwell Automation Italia.

La carenza di operatori e tecnici con una formazione aggiornata o avanzata è un problema globale e particolarmente critico negli Stati Uniti.  Anche in Italia, tuttavia, stando alla ricerca, la mancanza di talento costituisce il principale ostacolo quando si tratta di costruire un vantaggio competitivo. Il 41% dei produttori manifatturieri italiani dichiara infatti di avere difficoltà a reperire manodopera formata per certe specifiche capacità, come l’analisi dei dati raccolti perché siano di sostegno al processo decisionale.

“La collaborazione sempre più stretta tra mondo accademico e produttivo sta già producendo risultati positivi, questo è certo, ma siamo ancora molto lontani da una situazione soddisfacente. Nonostante un buon numero di aziende manifatturiere abbia già intrapreso un percorso di digitalizzazione – avvicinandosi perfino alle tecnologie più innovative come l’intelligenza artificiale, il machine learning e la realtà aumentata – il settore continua a essere visto dalle giovani leve come meno dinamico rispetto ad altri”, spiega Scovenna.

D’altro canto, come è noto, la capacità di attrarre la miglior manodopera disponibile sul mercato è stimolata spesso proprio dal fatto che le aziende dispongano delle tecnologie più avanzate del settore.

Stando a questa ricerca, al fine di aumentare la performance aziendale, il 35% delle aziende italiane ritiene fondamentale potenziare la formazione e i programmi dedicati alle risorse umane.

Punta a espandere l’automazione nei prossimi 5 anni il 40% delle aziende italiane, a fronte del 38% della media europea, sempre con l’obiettivo di migliorare la performance.

Globalmente, prendendo in considerazione tutte le tecnologie su cui le aziende nella manifattura hanno investito nello scorso anno, il 33% degli intervistati afferma che sia l’automazione dei processi ad aver prodotto il Roi più elevato, seguita dal 30% che imputa un maggiore Roi agli investimenti in cloud e SaaS, e dal 25% e dal 24% che lo attribuiscono rispettivamente all’IIoT e all’integrazione dei macchinari.

È significativo che in Italia, invece, il 37% delle aziende attribuisca un migliore Roi innanzitutto all’IIoT,  il 32% all’integrazione dei macchinari e il 30% all’automazione dei processi.

La difficoltà a raggiungere una maggiore competitività per mancanza delle tecnologie in grado di avvantaggiarle è tra le preoccupazioni principali delle aziende manifatturiere. Rispetto al sondaggio dello scorso anno, è raddoppiato il numero dei produttori che ritiene che la propria azienda non disponga della tecnologia necessaria per un vantaggio sui competitor.

In tutto ciò, purtroppo, l’Italia continua a restare in una posizione arretrata rispetto agli altri paesi, con una propensione all’investimento in innovazione tecnologica che si attesta al 22.6% del budget operativo, a fronte di una media globale del 25%.

In controtendenza rispetto agli altri paesi, in Italia è il 77% degli intervistati ad attribuire molta importanza allo smart manufacturing quale leva per il futuro della propria azienda, a fronte del 73% registrato a livello globale.

Dallo studio emerge con forza la consapevolezza di un insoddisfacente, quando non addirittura scarso utilizzo dei dati raccolti. In un’economia globale competitiva, nella quale la capacità di sfruttare al massimo i dati fa la differenza, questo problema affligge l’industria in tutto il mondo. Ad oggi, a livello globale, una media del 32% dei dati raccolti non è sfruttata, mentre l’Italia si dimostra più propensa a tale uso con una percentuale del 28%, sotto la media, ma non di molto. Un altro dato interessante è che in Italia, solo l’1% delle imprese ha dichiarato che dei dati raccolti non utilizza tra il 75 e il 100%, rispetto a un 2% nel mondo.

Stando agli intervistati, le esigenze dei clienti dell’industria, che sono in continua evoluzione, sommate a fattori quali incertezza sulla manodopera, dati non sfruttati, insufficiente automazione o bassa disponibilità di tecnologie avanzate, si ripercuotono sulla qualità dell’offerta.

Il 45% delle aziende manifatturiere cita il “miglioramento della qualità” come il principale obiettivo da raggiungere con le iniziative di smart manufacturing. Il 45% degli intervistati ritiene che l’incremento della qualità offerta stia accelerando nella propria azienda la trasformazione digitale. In altre parole, che sia la qualità a guidare la digitalizzazione.

La visione generale è che si mira sì a una crescita dei profitti, ma con grande attenzione a non intaccare la qualità ed enfatizzando la necessità di una migliore analisi dati e tecnologie per affrontare le problematiche delle catene di approvvigionamento e aumentare resilienza, agilità e sostenibilità.

In tema, un recente studio di Gartner evidenzia che il 74% delle aziende leader nelle supply chain prevede che l’economia circolare porterà a un aumento dei profitti già da qui al 2025.

Pur risultando l’Italia un po’ indietro sulle politiche Esg – il 72% delle aziende dichiara iniziative informali a fronte del 78% globale, ben il 39% delle aziende ha in essere a livello corporate politiche formali Esg o di sostenibilità, mentre l’8% dichiara di non avere alcuna iniziativa in corso.

Il rapporto offre infine una lista di punti per ponderare un giusto approccio per un cambiamento positivo e duraturo della singola azienda. Da una parte, per esempio, rispetto al 2021 il numero dei produttori che ora utilizza Ai o machine learning è aumentato di oltre il 50%, un numero destinato a crescere a mano a mano che le aziende registrano l’impatto che queste tecnologie hanno sulle attività, quali maggiori qualità e produttività.

Dall’altra, anche a causa dell’incapacità di scegliere tra le tante soluzioni disponibili, la cosiddetta “paralisi tecnologica”, il numero delle aziende che riferiscono di non possedere la tecnologia necessaria a superare la concorrenza nei prossimi 12 mesi aumenta del 65% rispetto all’anno precedente. Considerando che “abbiamo vissuto 20 anni di evoluzione in soli 2 anni”, come ha detto recentemente Blake Moret, il ceo di Rockwell, dal report si evince che le aziende che non riusciranno a investire in tecnologia soffriranno sul fronte della competitività.

“Da una parte, dobbiamo lavorare per far sì che le aziende manifatturiere continuino a credere nell’innovazione e aumentino i propri investimenti fino ad allinearsi a quella percentuale di un quarto del budget operativo annuale che è pratica comune a livello globale. Dall’altra, occorre far percepire negli ambiti esterni all’industria quanto la ormai più che dischiusa dinamicità del settore e la sua propensione a incentivanti politiche di formazione rappresentino una opportunità di impiego gratificante anche sul piano dello sviluppo del potenziale umano” conclude Scovenna.

Lo stato dello Smart Manufacturing: Italia 2022

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