La Cina ha lanciato quello che sostiene essere il primo satellite sperimentale 6G. L’obiettivo: testare la comunicazione dallo spazio via spettro nella banda terahertz ad alta frequenza.
La notizia proviene per ora da un tweet dell’ambasciata di Pechino a Washington DC. Il satellite sarebbe uno dei tredici lanciati a bordo del Lunga marcia-6 (Long March-6), il razzo messo in orbita il 6 novembre dal Centro di lancio satellitare Taiyua, nella provincia dello Shaanxi.
Con il satellite pilota 6G, dal peso di 70 kg, la Cina mira a verificare la qualità e la fattibilità della trasmissione dati sulla banda di spettro terahertz. Da non trascurare è, inoltre, che questo lancio stia già verificando la fattibilità e le prestazioni di varie applicazioni in settori quali le città intelligenti (smart cities), la protezione dell’ambiente e la prevenzione di disastri. Secondo China global television network (Cgtn, via Mobilworldlive), i ricercatori cinesi mirano in particolare al monitoraggio in agricoltura e degli incendi boschivi.
I satelliti messi in orbita includono dieci contenenti tecnologia di sensori sviluppati dalla società argentina Satellogic.
Di 6G si parla da almeno un paio di anni a livello accademico e dei produttori di infrastruttura e software per le telecomunicazioni.
Poiché per il 5G si stanno ancora elaborando degli standard è presumibile che, una volta che questa generazione di tecnologia telco sia implementata su vasta scala, il 5G resti quella prevalente per una decina d’anni circa, vale a dire, attorno al 2030.
Gli attori importanti del settore telco, sia pubblici sia privati, in Asia, Europa e Stati Uniti, non stanno in ogni caso perdendo tempo.
Dalla New York University (NYU) a Samsung e Huawei, da Nokia ed Ericsson agli organismi normativi, inclusa la Commissione Europea, hanno tutti i gruppi di lavoro dedicati.
Le sfide per il 6G sono molte – con tante ancora addirittura da individuare, proprio perché la tecnologia è ancora da mettere a fuoco. Si parla, tuttavia, di una capacità di trasmissione dati 100 volte superiore al 5G e una latenza (tempo di trasmissione) inferiore al millisecondo. Ciò permetterebbe di affinare letteralmente a tempo reale molte applicazioni già in fase di pilota per il 5G, sia nei settori consumer sia business, o misti, come la telemedicina, l’insegnamento e la gestione di servizi a distanza o la manifattura e i servizi industriali.
Nel prossimo paio di anni si capirà quale regione del mondo si posizionerà in testa alla ricerca e alla produzione di brevetti e contributi agli standard. L’Europa, diversamente che nel 5G ha una chance, ma nel plotone di testa per ora ci sono Usa e Cina, inseguiti dal Giappone.
Sembra quasi di tornare indietro di 8-9 anni quando si cominciò a parlare di 5G. È importante, in ogni caso, tenere presente che quelli della telefonia sono processi lunghi nei quali ciascuna generazione richiede molti anni per lo sviluppo e l’adozione.