Eni e Commonwealth Fusion Systems, Cfs, hanno siglato un accordo da 1 miliardo di dollari, per l’acquisto di energia da quello che sarà il primo impianto commerciale di energia da fusione termonucleare. È il più recente esempio dell’interesse che varie società di questo specifico comparto dell’energia registrano da parte di grandi investitori o stakeholder.
La svolta che ha permesso di passare da una ricerca durata decenni a un percorso verso la commercializzazione sta nella macchina al centro del sistema, il tokamak. I tokamak finora dovevano avere dimensioni enormi per generare dalla fusione più energia di quanta sia necessaria per farlo funzionare, detta energia netta.
Cfs, invece, sta utilizzando dei rivoluzionari magneti superconduttori ad alta temperatura sviluppati in collaborazione con l’Mit che consentono de costruire sistemi di fusione con tokamak più piccoli e meno costosi. Cfs, in Virginia, Usa, produce questi magneti e sta costruendo il primo reattore dimonstrativo, lo Sparc, già completo per oltre il 65%. Lo Sparc aprirà la strada alla prima centrale a fusione al mondo, che si chiamerà Arc.
Alla progettazione, costruzione e dimensionamento di centrali a fusione di Cfs – che saranno in prima linea nella lotta al cambiamento climatico, e anche competitive – lavora un team internazionale che Eni sostiene dal 2018.

Con l’accordo da 1 miliardo di dollari per l’acquisto di energia priva di anidride carbonica quando l’impianto Arc sarà completato, Eni ha esteso la partnership con Cfs diventando il suo secondo maggiore investitore strategico.
Si prevede che Arc, un impianto da 400 MW, si allacci alla rete elettrica all’inizio del prossimo decennio.
L’energia da fusione ha il potenziale di trasformare il panorama energetico globale, e Commonwealth Fusion Systems è la più grande azienda privata a livello mondiale nel campo di questa tecnologia. Il progetto di punta dell’azienda, il reattore Sparc, aprirà la strada a un’energia pulita difatti senza limiti.
“La nostra energia da fusione attrae clienti di diverso tipo in tutto il mondo, dai giganti della tecnologia il cui settore più di qualunque altro settore utilizza data center, ai tradizionali leader del settore energetico“, dice Bob Mumgaard, co-fondatore e ceo di Cfs, presentando l’accordo. “Questo accordo dimostra concretamente che la fusione come fonte di energia è un obiettivo delle aziende che utilizzano grandi quantità di energia – e che conoscono bene il suo mercato. Eni ha dimostrato ancora una volta l’importanza di includere nel futuro l’energia da fusione tra le fonti della rete elettrica. Ha contribuito al nostro sviluppo fin dall’inizio, in quella che è una grande dimostrazione di fiducia”.
“La fusione diventa una prospettiva industriale reale con questa collaborazione strategica e l’impegno effettivo per l’acquisto di energia. In un contesto come quello attuale di crescente domanda di energia, Eni segna un momento di svolta sostenendo lo sviluppo dell’energia da fusione come nuovo paradigma energetico per energia pulita, sicura e difatti inesauribile. La partnership con Cfs conferma il nostro impegno a rendere l’energia da fusione una realtà e a promuovere la sua industrializzazione”, dice Claudio Descalzi, ad di Eni nella stessa occasione.
La collaborazione tra le due società include il supporto operativo e tecnologico e l’esecuzione progettuale attraverso la condivisione di metodologie mutuate dall’industria energetica.
“Un’azienda come la nostra non può restare ad aspettare che le cose accadano”, dice Lorenzo Fiorillo, direttore di Tecnologia, R&S e Digitale di Eni.
Il progetto “non è diverso da quelli che Eni ha in corso in altre aree degli Stati Uniti e del mondo”, risponde Fiorillo alla domanda durante la conferenza stampa su come Eni utilizzerà questa elettricità, facendo riferimento all’elettricità che Eni distribuisce da centrali elettriche di sua proprietà, comprese quelle a combustibili fossili e rinnovabili.
Nata attorno alla ricerca, prospezione, trasformazione e distribuzione di idrocarburi, oggi Eni è una società integrata che vuole avere un ruolo centrale nella transizione energetica. Il suo obiettivo è di raggiungere la neutralità da anidride carbonica entro il 2050 anche dei propri processi e prodotti.
In linea con questo obiettivo, Eni investe in ricerca e sviluppo di tecnologie da fonti rinnovabili e biocarburanti e nella cattura e stoccaggio della CO2, fino a tecnologie che cambieranno drasticamente il panorama dell’energia, come quella da fusione che utilizza il principio che illumina le stelle.