Gajda, nuovi attori che usano la tecnologia in modo creativo continuano a spuntare (English here) nel settore dei servizi finanziari: grandi piattaforme, neo-banche, sistemi di pagamento locali… Il risultato è una miriade di soluzioni e modelli di business. Come cresce un’azienda legacy come Visa in questo panorama?
Nei suoi primi sessanta anni, Visa ha creato una enorme rete per gestire la crescita dell’ecosistema finanziario – 50 milioni di punti vendita, oltre 16.000 banche, tre miliardi di titolari di carta – ma era una rete chiusa basata sulla nostra infrastruttura hardware e regole comuni, sviluppo a cascata, relazioni due volte l’anno. Negli ultimi 6-8 anni è successo quello che lei descrive: pagamenti digitali, nuovi attori, modelli di business che travolgono quelli tradizionali, nuove tecnologie.
Così, al centro della strategia abbiamo messo l’apertura agli sviluppatori, ai nuovi player e modelli. Per permettere loro di attingere al valore della nostra rete, abbiamo creato delle Api spostandovi dall’hardware i nostri servizi principali – perché è la prima cosa che ci chiedono i nuovi partner. Intendo Alipay, PayPal, Amazon, Facebook, Square; o startup appena nate che lavorano in settori della biometria o l’identificazione digitale; le fintech, come N26, Transferwise o Starling Bank. Anche grazie alla rete di centri d’innovazione che abbiamo costruito a Londra, Berlino, San Francisco, New York e Singapore, ora ogni startup o nuova azienda può accedere alla piattaforma Visa per sviluppatori, capire come funzionano le nostre Api per pagamenti e iniziare a sviluppare nuove soluzioni con noi.
Poi abbiamo capovolto l’approccio alla crescita – sviluppo agile invece che a cascata, design incentrato sulla persona e design thinking invece di sviluppo di prodotti.
Una volta consolidato ciò, abbiamo rivisitato la nostra visione dell’ecosistema finanziario, che ora va oltre le banche tradizionali, i punti vendita e i consumatori. A questi soggetti abbiamo abbinato aziende molto giovani, grandi piattaforme di pagamento e nuovi mercati ancora in sviluppo. Abbiamo elaborato un programma per le fintech o neo-banche che vogliono emettere carte e uno di venture capital. Per questi in Europa, per i prossimi cinque anni abbiamo stanziato quasi 90 milioni di euro e lavoriamo ad altri 300 progetti di fintech emittenti.
Stiamo anche ampliando il numero delle partnership digitali oltre le grandi piattaforme – Apple, Google, Facebook, Amazon – con cui lavoriamo da 5-6 anni, per essere più flessibili e veloci con nuove modelli quando nuovi attori irrompono nell’ecosistema.
Quelli collegati all’ecosistema Visa, adempiono anche i vostri standard di sicurezza e affidabilità. Le fintech però proliferano. Quanto è alto il rischio che questo sistema bancario ombra sfugga al controllo?
Comincio da un cambiamento fondamentale nel settore. Io sono tra quelli che hanno iniziato i propri su rapporti finanziari depositando denaro in conto in banca – sa, quei primi 20 dollari che la banca registrava su libri contabili cartacei. Poi ho avuto una carta di credito, ben più tardi una di debito. Il mio percorso, come quello di chiunque fino a 7-8 anni fa, è stato dalla banca ai pagamenti, ovvero, l’opposto di quanto dicevamo prima. Il percorso tradizionale è stato capovolto. Le persone iniziano con i sistemi di pagamento per poi passare, forse, e molti mai, a una relazione bancaria tradizionale.
È un radicale cambiamento di mentalità, culturale e sociale il passaggio da un modello banca-transazione commerciale a una transazione commerciale-banca. Noi quindi ora forniamo gli strumenti per queste transazioni come i portafogli o wallet e account virtuali a chi non ha accesso ai servizi bancari tradizionali.
Non so se sistema bancario ombra sia il termine corretto, ma è vero che dobbiamo fare i conti con un sistema di commercio virtuale che continua ad allontanarsi dal concetto tradizionale di banca.
Quanto alla seconda parte della domanda, indipendentemente dal fatto che si tratti di modelli banca-commercio o commercio-banca, quanto la sicurezza, per legge, gli stessi principi si applicano alla più piccola delle fintech e alla banca più grande: robustezza della rete, protezione dei clienti, il criterio Kyc (Know Your Customer), il contrasto al riciclaggio e al terrorismo. È vero che alle banche può essere richiesto un livello di conformità superiore per via dei volumi del credito offerto, la complessità delle licenze, i numerosi mercati in cui operano o l’infrastruttura legacy, ma tutti quelli che entrano in questo spazio sono vincolati alle regole di base della sicurezza e della solidità nei pagamenti. Sosteniamo ciò con forza.
E tuttavia, e se non altro perché legiferare occorre capire i nuovi modelli di business, il quadro normativo potrebbe non essere livellato per fintech e aziende legacy…
I regolamenti variano da paese a paese. Prenda l’Europa. È innegabile che il nuovo requisito di una robusta autenticazione del cliente, la normativa PSD2, stia aggiungendo sfide, complessità e altri oneri all’ecosistema dei pagamenti. Stiamo lavoriamo intensamente con le banche per garantire che a settembre, quando entrerà in vigore la nuova parte della PSD2, l’EMV 3DS, l’esperienza del consumatore non risenta di troppo attrito e che le persone continuino a fare e-commerce.
Le normative devono essere rispettate con un approccio bilanciato tra sicurezza e autenticazione certa del cliente, da una parte, ed esperienza di consumo senza salti o interruzioni dall’altra. Stiamo lavorando con tutti, dalla più piccola società di tecnologie di riconoscimento o neo-banca a Hsbc o Amazon, perché non abbiamo due versioni della rete Visa secondo chi la usa o il canale usato (Api o linea diretta con Visa): deve essere sempre robusta, affidabile in classe sette-noni e disponibile, anche se ciò comporta cospicui investimenti nella sicurezza informatica.
I servizi finanziari emergenti – penso soprattutto a quelli per chi non ha accesso a servizi bancari tradizionali – coinvolgono ormai milioni di persone. Sono un’opportunità per un’azienda globale come Visa?
Ho appena incontrato i manager di M-Pesa/Safari e una rete del Myanmar. Sono reti chiuse, ma come anche Orange Money in Africa, con cui abbiamo già lavorato, cominciano a connettere le persone con circuiti più vasti del commercio. Parliamo di utenti che sono molto lontani dall’avere un conto bancario, ma che hanno del denaro registrato sul loro numero di telefono e che lo gestiscono tramite la rete di spacci per ritirare e depositare.
Quando questi utenti cominciano ad avere più introiti o le loro esigenze diventano più sofisticate o desiderano viaggiare o fare ecommerce, regolarmente approdano a Visa, perché noi li possiamo collegare al resto dell’ecosistema finanziario – per esempio, fornendo una carta Visa virtuale, o una fisica, per un conto basato su un telefono cellulare. Con la carta possono viaggiare, fare acquisti online o ritirare contanti da un bancomat invece che in uno spaccio. Lavoriamo sempre di più con queste reti/wallet chiuse, in particolare, dai nostri uffici di Singapore e di Dubai dai quali copriamo l’Africa Orientale e Occidentale e il Sudest Asiatico. La carta Visa fornita alla rete chiusa Orange Money in Tanzania ha avuto un grande successo.
Come s’inserisce in questo quadro l’intelligenza artificiale?
L’intelligenza artificiale (AI) è affascinante. Nel tempo che un consumatore accosta lo smartphone per effettuare un pagamento Nfc, Visa guarda indietro nella cronologia dei suoi acquisti di 3-5 anni e incrocia in tempo reale un alto numero di vettori – credenziali del dispositivo, eventuale compromissione, familiarità di ora, luogo, importo dell’acquisto… – per dare alla transazione un punteggio tra 0 e 100, e ciò lo facciamo per ogni transazione. Parliamo di 65.000 transazioni al secondo (trns/s). Nei test arriviamo a più di 100.000 trns/s.
E all’AI si aggiungerà tra presto il 5G. Quali opportunità offrirà al vostro comparto?
I pagamenti devono avvenire in millisecondi, quindi la latenza dev’essere molto bassa e le reti altamente affidabili, ma il volume dati è minimo e ci bastano quindi le reti 2G, 3G e 4G. Stiamo aumentando la capacità da 100.000 trns/s a 200.000 trns/s, e siamo pronti a poi aumentarla a 400.000 trns/s. Col tempo potremmo quindi avere bisogno della larghezza di banda del 5G.
Il 5G è interessante. Prenda l’Internet delle Cose (IoT): quando 25 miliardi di dispositivi inizieranno davvero a comunicare con altri 25 miliardi e molti dovranno poter effettuare transazioni commerciali, la mole di dati richiederà un’alta capacità e bassa latenza, vale a dire, ciò che è il 5G.
Inoltre, il 5G permetterà applicazioni che gestiranno robot o reti private nelle fabbriche e molte di queste richiederanno funzionalità per transazioni commerciali. Per questo motivo, per essere pronti, osserviamo con molta attenzione il 5G.
Alcuni paesi spingono per i pagamenti digitali, per motivi di sicurezza, trasparenza e lotta alla criminalità. Quando sparirà il contante?
La gestione della liquidità non è solo costosa, può essere anche pericolosa. Per molti governi, la trasparenza, la sicurezza e l’immediatezza dei pagamenti digitali è un vero valore, ma ci vorrà del tempo.
Le racconto una storia. Visa si è quotata in borsa dieci anni fa. Il nostro Cfo, Byron Pollitt, per convincere gli investitori, allora si alzò e disse: “Visa ha avuto molto successo, ma lasciate che vi dica quanto è grande l’opportunità che abbiamo davanti: 13.000 miliardi di euro di contanti che possono diventare pagamenti in tutto il mondo, e parlo solo della spesa dei consumatori”. Passano dieci anni. Visa è cresciuta di otto volte per volume di transazioni, dal nostro sistema sono passati migliaia di miliardi in contanti e celebriamo il nostro decimo anniversario da società quotata. Il nuovo Cfo, Vasant Prabhu, si alza e dice: “C’è ancora molto da fare – più di 14.000 miliardi di dollari di contanti che potrebbero passare da Visa”. In altre parole, nonostante il successo delle nostre reti e delle altre forme di pagamento digitale, la ricchezza globale continua ad espandersi. Gran parte della crescita del Pil globale avviene nei paesi in via di sviluppo, dove moltissime persone non hanno ancora accesso a servizi finanziari tradizionali. Nonostante la rapidità con cui cresciamo come azienda, i contanti crescono più rapidamente.
In Europa, il 2016 è stato il primo anno con un volume di pagamenti digitali superiore a quelli in contanti. Succederà anche in molti paesi in via di sviluppo, ma tra 10, 15, 20 anni. Penso che i pagamenti in contanti e quelli digitali convivranno fianco a fianco per molti, molti anni. Con il tempo il contante comincerà a ridursi e i pagamenti digitali a superarlo. Il miglior esempio è la Svezia. Quest’anno la Svezia stamperà, se non sbaglio, solo l’equivalente di 16 milioni di euro in valuta contante, circa 1/10 di quello che avrebbero stampato cinque anni fa. I contanti svaniranno nei prossimi 15– 20 anni, ma la curva sarà differente in ogni paese.
Qui Fintech Brief 1 ▹Qualcosa sul sistema bancario ombra, la fintech, i Lehman e la prossima crisi.
L’intervista è stata realizzata a Barcellona, all’MWC19.