Come si serve un’area che consuma ogni giorno dati per l’equivalente di dieci volte la Biblioteca del Congresso a Washington? Si capirà presto nel Regno Unito con l’arrivo a Londra, Cardiff, Edimburgo, Belfast, Birmingham e Manchester delle reti 5G dell’operatore Ee.
La logica: le aree più frequentate e affollate nelle quali i cittadini e le aziende consumano la maggior quantità di dati sono quelle dove le connessioni più affidabili e potenti – quelle della prossima generazione di wireless dopo il 4G LTE – faranno una vera differenza. Ecco la strategia del principale operatore wireless del Regno Unito per il 2019.
Infatti, solo le aree più densamente trafficate di queste città saranno servite inizialmente: Hyde Park a Londra, l’Arena di Manchester, l’aeroporto di Belfast, l’area del Parlamento Gallese a Cardiff, la stazione ferroviaria Waverly a Edimburgo e la tradizionale zona commerciale Bullring a Birmingham.
Solo negli ultimi tre mesi, ad esempio, nella stazione di Waterloo a Londra si sono collegati più di 2,1 milioni di persone. Un’area in particolare della stessa stazione è arrivata a trasmettere più di 100 terabyte al giorno – in altre parole, tutti i pixel di 455 codici miniati della Biblioteca Vaticana.
Potrebbe apparire una scelta di discriminazione territoriale, invece è determinata dalla tecnologia stessa. Nelle reti 5G convergono telecomunicazioni, software e piattaforme e ciò permette di sfruttarle nella maniera più efficiente secondo le esigenze del momento, letteralmente. Possono quindi reggere forti ondate di richiesta di trasmissione dati a velocità molto più alte.
Inoltre, il wireless 5G si costruisce sull’infrastruttura 4G. Partendo da questo dato, la strategia di Ee, che appartiene al gruppo British Telecom, è di lanciare da una parte il servizio 5G laddove c’è alta densità di richiesta, e di accelerare il passaggio al 4G ed estendere la copertura nelle aree servite ancora solo dal 3G, in genere aree rurali. Così rende anche queste zone a “prova di 5G”.
Come spiegano gli esperti, in certe zone l’infrastruttura per il 5G dovrà essere costruita ad hoc, ma “l’ambizione è che i nostri clienti siano connessi il 100% del tempo o a una rete 4G o 5G o wireless”, dichiara l’ad della Divisione consumatori di British Telecom, Marc Allera.
Idee da trarre? Una prima sarebbe che è l’innovazione nelle telco stessa, che procede a passi da gigante – e non è un modo di dire – ad aprire strade non pianificabili anche solo poco tempo prima.
Da qui potrebbero arrivare soluzioni per l’omogeneità – o disomogeneità – delle reti wireless sul territorio italiano, tanto più considerando che la qualità e la capacità delle prossime saranno in parte determinate dalla richiesta.
Perché ciò non risulti in una “discriminazione regionale”, come succede in altre infrastrutture, gli operatori devono continuare a investire per estendere il 4G il più possibile sul territorio, come, assieme agli altri stakeholder, devono estendere la copertura della banda larga, oltre a finanziare la ricerca e i test per il 5G.
Per certi aspetti garantire il “diritto di accesso a internet” o “la libertà di collegarsi” è un gioco a somma zero. Spezzettando le frequenze dello spettro in un modo che all’asta sono risultate molto esose per gli operatori grandi e piccoli in concorrenza, lo Stato ha incassato 6,5 miliardi di euro – quanto British Telecom investiva nel 2016 per la banda larga e il 4G.
Lo spettro è una risorsa pubblica e chi lo sfrutta deve dare quanto dovuto al bene comune. In questo caso, tuttavia, non si è tenuta presente la tecnologia: “perché il 5G trasformi e migliori davvero la vita dei cittadini bisognerà che gli operatori e le compagnie coinvolte collaborino anche se tradizionalmente sono stati rivali”, ha detto a Londra l’ad di China Telecom che è nel plotone di testa nella ricerca 5G.
All’asta delle frequenze italiane, gli operatori, e soprattutto quelli grandi che investono in ricerca, hanno sborsato più di tre volte la base d’asta. Così lo Stato ha incassato più soldi, 4 miliardi di euro in più del previsto, e gli operatori meno risorse per la ricerca o anche solo per il miglioramento e l’espansione delle reti esistenti.
Stando alle misurazioni di Speedtest, come velocità media di download e upload, l’Italia nel wireless è al 48° posto, proprio prima dell’Iran e dopo Slovenia, Turchia, Romania e Libano – la Spagna è al 35° e la Grecia al 24°. Nella banda larga fissa è al 45° posto, dopo Cile, Uruguay, Cina e Russia.
Forse per risalire le classifiche servirebbe meno ingegneria amministrativa e più ingegneria finanziaria e delle telecomunicazioni.