AVEVA Digital Twin

Industria X.0 – Dati accessibili e tecnologie trasformano l’industria e la sua forza lavoro per più sostenibilità, da Ory, vp di Aveva

Sébastien Ory, vicepresidente per il Sud Europa di AVEVA, ha raccolto la sua vasta esperienza in diverse regioni del mondo, incluso il Sudest Asiatico. Osserva come l’industria si muove verso la digitalizzazione e la transizione energetica adottando le tecnologie e le soluzioni software che le portano avanti nel percorso. Tra queste ci sono la gestione e l’analisi dei dati a tutti i livelli, i digital twin, l’incremento dell’efficienza e dell’efficienza energetica, la visualizzazione, l’adesione alle normative e la cybersicurezza, oltre agli altri prodotti AVEVA e del suo ecosistema di partner.

La trasformazione digitale nell’industria accelera,  ma non tutte le regioni e i settori si muovono allo stesso ritmo. Come vede per esempio settore petrolio e gas – un terzo dell’attività di AVEVA – che è al centro, soprattutto,  del grande tema della sostenibilità?

La produzione di energia è, ovviamente, critica perché implica emissioni di CO2. Al tempo stesso, il petrolio, il gas e la produzione di elettricità e di energia sono elementi chiave di quello che sarà il nostro successo in generale nella transizione energetica. Ci sarà sempre bisogno di energia, e ciò significa che questo settore deve essere un attore e un motore centrale in questa transizione. Chi vi lavora ha preso molto sul serio questo ruolo.

Storicamente,  i primi settori a passare al digitale sono stati la finanza e il marketing, mentre l’energia era rimasta un po’ indietro. Poi, negli ultimi 5-7 anni, è passate in prima linea inizialmente per un motivo ben preciso. Come nei due settori sopra, il ritorno sull’investimento, il Roi, è tra i più alti.  Se questo ha determinato l’iniziale rapido ritmo, ora a spingere  i vari settori c’è una nuova motivazione: le aziende devono cambiare completamente i loro modelli  di business per una più  efficace transizione energetica.  Per questo, l’energia in generale, e il petrolio e il gas in particolare, mostrano un ritmo serrato.

Tutti gli altri settori ci stanno arrivando, ma spinti da  fattori differenti. Quelli della chimica sono simili a quelli del petrolio e del gas: innanzitutto incrementare il livello della sostenibilità e della sicurezza, ovviamente molto importante nella chimica.  Nella farmaceutica, i fattori trainanti sono la necessità di adempiere le normative e la conformità e stare al passo con la velocità dell’innovazione. I fattori  sono quindi diversi, ma è in questi tre settori che vediamo la maggiore propensione a investire nella trasformazione digitale.

Che peso ha l’adempimento delle normative rispetto a una visione organica sulla sostenibilità de settori industriali?

Oggi osserviamo che la trasformazione digitale è guidata in primis dalla consapevolezza e dal fatto che non abbiamo scelta, che dobbiamo cambiare come società, e che anche le aziende devono evolvere.  Quelle energetiche hanno strategie differenti dipendendo da dove operano. Nel continente in rapida crescita che è l’Asia, pesa maggiormente il fabbisogno di energia per milioni e milioni di persone che ne sono ancora prive e una industria in costruzione che ne richiede sempre di più .

In Asia mirano a una infrastruttura per l’energia verde che includa sempre di più fonti rinnovabili, ma per ora procedono utilizzando l’intera gamma di fonti energetiche.

Conosciamo bene la Cina perché vi abbiamo vari progetti. La Cina si è impegnata a raggiungere l’obiettivo della neutralità delle emissioni entro il 2050 ed è il primo investitore nelle rinnovabili. Eppure proprio lì si continua incrementare la produzione di gas e carbone semplicemente perché il Paese ha bisogno di sostenere il suo crescente fabbisogno energetico. Per l’Europa, la transizione energetica è un obiettivo centrale,  ma all’interno si identificano due elementi. Uno è la consapevolezza – che dà la possibilità all’Europa di raggiungere un livello per diventare verde difatti. Il secondo è che da un punto di vista geopolitico, le si offre la possibilità di diventare indipendente quanto all’energia. In Europa, a trainare non è tanto la pressione normativa, quanto una visione del mondo nella quale l’industria deve essere pronta per il domani. È ovvio che le aziende devono muoversi con modelli sostenibili dal punto di vista finanziario. Si tratta più di trasformare le attività, che di adempiere alle normative.

Quali sono i settori che devono affrontare con decisione e subito la questione delle emissioni di CO2?

Del totale delle emissioni, pur con discostamenti, un 20-25% ha origine negli edifici, la mobilità contribuisce per un altro 20-25%, l’industria per il 50-60%. La mobilità si sta trasformando. Così, anche le imprese industriali che hanno già ben chiari i vari passi che devono compiere. La Cina ha una visione chiara degli effetti delle emissioni nocive e sta investendo. È anche vero che Cina, India, Indonesia e altri paesi del Sudest Asiatico, dovendo fornire energia a 1,6 miliardi di persone, hanno un paradigma differente. Quello europeo potrebbe invece portare il continente a diventare leader nell’energia verde.

Le imprese manifatturiere e dell’infrastruttura industriale si trovano in fasi differenti della digitalizzazione: dal capire la quantità di dati di cui dispongono, al loro utilizzo per la simulazione e per i digital twin, fino al metaverso nel settore petrolio e gas, come AVEVA ha mostrato all’evento di San Francisco lo scorso anno. D’altro canto, questo settore è un buon esempio di quanto dati, sicurezza e cybersicurezza debbano costituire un unico insieme. Che ruolo ha ciò nel ritmo della transizione energetica?

Quanto alle fasi, il primo livello per molte aziende che raccolgono i dati è disporre di una piattaforma digitale per dati industriali che glieli renda disponibili. È uno dei motivi che portano AVEVA a essere così presente nel comparto: siamo parte attiva della piattaforma dati della maggior parte dei nostri clienti industriali. Prenda ad esempio le rinnovabili: l’80% delle energie rinnovabili nell’Europa meridionale sono monitorate o gestite dalla piattaforma dati industriali di AVEVA. Alcuni settori ci sono già, altri stanno ancora costruendo il percorso.

Il passo seguente è utilizzare questi dati per l’analisi: le aziende sono molto attive qui. Usano i dati nel cloud e cominciano a eseguire analisi molto interessanti. Qui il cloud ha tutto il senso, ed è per questo che come AVEVA lavoriamo a stretto contatto con i clienti per caricare i loro dati nella loro piattaforma e far sì che possano condividerli a livello di cloud insieme alle analisi.  È in questo livello che oggi si trovano i nostri clienti più avanzati. Veda il caso Enel: la maggior parte delle loro turbine utilizzano come standard la nostra analisi predittiva.

La fase successiva riguarda la creazione di un ecosistema: alcune aziende avanzate non solo eseguono analisi, ma le condividono con certi partner per ricavarne un valore maggiore.  In ogni caso, sia che i dati stiano in server in loco,  nel cloud o dai partner, la cybersicurezza è estremamente importante. Oggi vediamo sempre meno clienti restii a utilizzare il cloud per motivi di sicurezza. La maggior parte dei decisori è giunta alla conclusione che lavorando con piattaforme industriali come la nostra che sono gestite dalle grandi aziende del cloud corrono meno rischi che tenendo i dati in loco in un piccolo server protetto da un antivirus. I grandi fornitori di cloud hanno migliaia di ingegneri che lavorano 24/24 in tutto il mondo per renderlo sicuro. L’industria più avanzata lo ha capito.

È una realtà o deve ancora arrivare l’integrazione dei dati della produzione con quelli provenienti dalla filiera delle forniture? Le imprese industriali integrano già dati di tipo critico di altre aziende – partner o fornitori – o non ancora?

Veda come esempio BP: BP sta trasferendo la gestione delle raffinerie e i programmi di pianificazione su uno strumento che vive nel cloud che è la soluzione AVEVA supply chain. Finora la gestione avveniva in server in loco, ora la spostano sul cloud. La simulazione di una catena della fornitura è piuttosto impegnativa quanto alla capacità di calcolo necessaria.

Per eseguire questa simulazione prima impiegavano 7 ore, ora con AVEVA Supply Chain sul cloud la eseguono in 2 minuti. È una forte motivazione per l’adozione. Per le simulazioni loro devono anche integrare i dati provenienti dal mercato con quelli dell’impianto, e hanno quindi bisogno di dati dai partner commerciali e qui entra in gioco AVEVA PI. In seguito possono fornire i risultati alle loro altre attività. E già un sistema completamente interconnesso? Per certi aspetti commerciali,  sì. Riguarda tutta la supply chain? No, ma sempre più aziende avanzano in questo campo con l’estendersi dell’utilizzo del cloud.

C’è l’idea che certi settori, come quello farmaceutico, non possano non essere all’avanguardia nell’innovazione o avere un’infrastruttura digitale sofisticata e di alto livello per motivi di conformità, sicurezza, ecc. È così? È così perché non hanno scelta?

Vediamo attori in fasi diverse. Qualcuno è molto avanzato in termini di standardizzazione e ha una configurazione relativamente matura. Altri la stanno ancora costruendo. In alcuni casi,  per esempio,  l’alto livello lo forniscono delle acquisizioni – che di solito contribuiscono a standard più creativi rispetto a quelli crea precedenti. Lo standard globale cui stanno lavorando le renderà ancora più efficaci

Qual è la sfida per un fornitore di soluzioni software nella fase attuale di maturità dell’Industria?

Rispondo molto volentieri a questa domanda. Ci sono alcuni passaggi critici. Certi mirano a identificare il valore che ogni azienda può ricavare dai dati secondo i propri casi d’uso. AVEVA ha costruito la sua esperienza con molteplici stakeholder e quindi è in grado di aiutarle fornendo loro un valore significativo.  Nel caso dell’ottimizzazione farmaceutica o energetica, i dati sono fondamentali per raggiungere ciò che chiamiamo il Golden Batch, vale a dire,  la capacità di controllare la qualità dei processi così da garantire che non deviino dagli standard. La conformità alle normative è un terzo passaggio fondamentale. Le imprese devono rispettare una serie di obblighi ed essere sicure di adempierli. Questa è una parte. Sui dati ci sono molti altri elementi importanti e interessanti, come chi li può utilizzare. È in corso un serio dibattito sulla  S Si

 democratizzazione dei dati, vale a dire,  sulla  possibilità che i dati siano utilizzati da chiunque all’interno di un’impresa e non solo da un ristretto numero di esperti.

C

‘è un esempio eccezionale in questo senso che è  Michelin, con  un lavoro fantastico iniziato 6 anni fa. Michelin ha scelto di  iniziare con i suoi tre impianti più avanzati valutandone  i casi d’uso. Dopo averne identificati 3 o 4, ha comunicato  agli altri stabilimenti che  quei casi d’uso diventavano standard  e che chiunque poteva accedere ai dati e sviluppare nuovi casi d’uso e nuove applicazioni. Nel giro di 3 anni ogni stabilimento  aveva sviluppato nuove applicazioni, al punto che si è creata persino  una competizione tra stabilimenti per determinare chi  stesse sviluppando il miglior caso d’uso e accrescendo la base di conoscenza del sistema.

Questa è una delle caratteristiche principali di AVEVA PI: offre un accesso davvero semplice ai dati e aiuta gli operatori utilizzarli. Si potrebbe dire che la sua caratteristica migliore sia una democratizzazione dei dati che li sposta  al centro dell’esecuzione.

Tornando alla domanda, la sfida sta nel convincere tutti i dipendenti e gli operatori  a utilizzare i dati, a voler  sapere che cosa ci possono  fare, fino  al punto in cui tutti siano in grado di utilizzare questa risorsa aziendale. Questa è la sfida.

È  interessante quello che espone perché corrisponde ad alcune caratteristiche che definirebbero Industria 5.0, ovvero, dare agli operatori che sanno bene come far funzionare gli impianti, lo spazio e gli strumenti per diventare più creativi e coinvolti anche nella raccolta e la gestione dei dati .

Non dimentichi che queste persone gestiscono gli impianti per anni e anni. Ecco perché il caso Michelin è così interessante, perché non detta una strada, ma fornisce uno strumento facile da utilizzare per migliorare come si gestiscono gli impianti.

Vede  ciò accadere  più frequentemente,  come alcuni altri casi nel settore automobilistico?

 

Il potere dei dati è appurato. Ora  si tratta di individuare gli strumenti, di “come posso implementarli velocemente coinvolgendo tutto il  personale”. Sette anni fa, avremmo a volte  ancora discusso con qualche cliente  sulla bontà di disporre di sistemi per i dati…

Avanzare qui  comporta un cambio di mentalità o  change management oppure il management è già ben consapevole dei vantaggi economici e competitivi?

È interessante. Un primo aspetto sono le sfide che le aziende devono affrontare quanto alla forza lavoro: servono nuovi addetti anche perché una  generazione sta andando in pensione.  L’esperienza mostra che quelli più giovani lavorano volentieri  con i nuovi strumenti digitali, piuttosto che con quelli di 20 anni prima. Vediamo pertanto  aziende, in particolare nel settore  alimentare e bevande, che investono e utilizzano le loro capacità digitali per rendersi più interessanti, per coinvolgere e per adattarsi alle aspettative dei nuovi dipendenti più giovani.

Il secondo aspetto, come dicevamo prima, è che, per definizione,  digitale significa anche fornire i dati alle persone sul campo in modo che possano prendere decisioni. Si tratta di un nuovo concetto gestionale di delega e responsabilizzazione dei lavoratori che stanno sul campo. Gli strumenti digitali vi si adattano bene.

In tema  di responsabilizzazione dei lavoratori sul campo, strumenti come l’intelligenza artificiale generativa  ora consentono, tra le altre cose, agli operatori  di interrogare enormi librerie o manuali con un linguaggio naturale, e di avere una risposta in pochi minuti se non secondi.  Come vede questa evoluzione?

Naturalmente è una questione di “quando” e non di “se”. È evidente il valore che il cliente e l’operatore ottengono quando possono accedere a tutti i dati e recuperare  informazioni necessarie in tempi brevissimi. Tuttavia, ciò dipende in modo critico anche  dalla disponibilità di un unico ambiente in cui si raccolgono insieme i dati tecnici e quelli operativi, qualunque sia la loro fonte.

Si tratta di  fornire le stesse informazioni di un’area dando accesso a tutte le parti interessate. Nell’esempio a San Francisco: non ci sono dubbi sull’utilità di un operatore che al mattino e chiede al sistema se qualcosa non ha funzionato  durante la notte, specificando che gli  “interessa la manutenzione” o eventuali “modifiche all’apparecchiatura nelle precedenti 3 settimane”, per poi chiedere  “le informazioni tecniche” e infine “dammi una soluzione”.

In sintesi,  tutto questo è possibile se si dispone di un digital twin che raccoglie in un unico posto tutte le informazioni digitali. Oggi, nel 99,9% delle organizzazioni, i dati digitali sono ancora da una parte, quelli  operativi forse  archiviati in loco o  a volte nel cloud, ma raramente o mai si dispone di un ambiente unico connesso dal quale tutte le informazioni sono rese disponibili a operatori,  ingegneri e  partner. – ma ci stiamo arrivando.

Parliamo dei dati necessari per addestrare i modelli di intelligenza artificiale: in pmi tradizionali si potrebbero avere dati ingegneristici  ancora in 2D o, come si diceva,   dati operativi non utili così come sono . Succede diffusamente in Italia. Come si arriva da questa realtà di fatto a digital twin?

Succede ovunque, ed è importante rispondere a questa  domanda. Tecnicamente non è molto complicato. Strumenti come il puntamento laser  consentono di creare prospettive 3D da zero – e  non sono nemmeno tanto costosi. La tecnologia per passare all’ingegneria digitale c’è, ma è necessario prima capire quale miglioramento porterà al proprio processo aziendale.

I dati operativi sono più difficili, perché non si può andare nel passato. Direi che un primo passo è ottenere una  piattaforma dati industriale come quella di AVEVA: se si vuole addestrare un modello e includerci intelligenza, servono dati storici. È per questo che la piattaforma dati è molto importante. Ed è  un dato di fatto che  la maggior parte degli impianti dei nostri clienti non sia di recentissima costruzione.

La tecnologia oggi consente di creare  un digital twin completo e  di lavorare a partire da esso. La tecnologia AVEVA c’è già, ma, in ogni caso, il primo passo è sapere che cosa si vuole raggiungere portando il proprio  team  a cambiare il  processo aziendale.

In generale, i clienti comprendono il valore di questo processo?

Alcuni sì,  altri sono in procinto di metterlo in opera, altri cominciano a coglierne il valore. Un elemento chiave, ancora una volta, è sapere  come la tecnologia aiuterà il proprio processo aziendale, ed è qui che AVEVA o i nostri partner, che lavorano con altri clienti, possono apportare valore identificando le priorità e dove ricavare  valore.

 

Una volta che si sa “che cosa”, la seguente domanda è il “come” e ciò implica il nostro impegno per aiutare  i  clienti a ottenere il massimo da un percorso di scalabilità dei dati. Alla base sta  avere i dati.

Qual è la strategiae la sfida di AVEVA per il Sud Europa?

La tecnologia si muove più velocemente dell’umanità, ed è necessario avere una visione chiara del ciclo di ogni settore. Non si può trasformare un’impresa di migliaia di persone dalla sera al mattino. È necessario capire,  pianificare, stabilire un budget e quindi implementare la tecnologia nel modo giusto.

Guardi  la sfida energetica:  sappiamo come affrontarla e,  con una certa certezza,  come potremmo farlo in modo ecologico,  e abbiamo la tecnologia, ma i tempi pongono una sfida. Per noi l’elemento primario  è coinvolgere i nostri clienti per aiutarli a  costruire e realizzare i loro obbiettivi. Attorno a questo coinvolgimento dobbiamo fare comunità, anche in eventi come quelli di AVEVA che contribuiscono a mostrare le tecnologie e a mettere in contatto le persone. I partner sono fondamentali. Proprio qui  sta anche la sfida: la tecnologia c’è, si tratta  di coinvolgere le persone per renderla parte dell’evoluzione delle loro aziende.