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Industria 4.0-3▹Exprivia|Italtel, il nuovo polo dell’ict italiano è in marcia. Ne parla Stefano Pileri, ad di Italtel

Blockchain, robot, machine learning, Ai, computer vision, IoT, automazione e reti 5G: ecco come il nuovo soggetto italiano dell’ict, Exprivia|Italtel, sostiene la digitalizzazione e l’Industria 4.0.

Ingegner Pileri, le nuove reti 5G offrono oltre alla velocità anche la possibilità di reti locali o dedicate e di performance e capacità adeguate a uno specifico cliente industriale. In Italia, dai vari settori vi arrivano richieste su come prepararsi al 5G?

Sì, le imprese ci stanno chiedendo come pianificare l’avvento del 5G per migliorare i loro processi. Con il 5G, il ruolo degli operatori telco evolve da fornitori di connettività a fornitori di servizi. Le faccio tre esempi.

Il primo sono le aziende sanitarie e le assicurazioni. Il 5G consente di raccogliere una dimensione di dati mai raggiunta prima: 1 milione di sensori intelligenti per kilometro quadrato. Con la possibilità di un tale monitoraggio massivo, il 5G abilita un modello di telemedicina che deve ancora costruirsi. Per esempio , con modalità ovviamente certificate e in tempo reale, si potranno inserire nelle cartelle cliniche i parametri vitali raccolti in maniera costante e sicura, si potrà monitorare i pazienti a distanza e rilevare le situazioni critiche o di emergenza. Per la telemedicina si aprono così scenari nuovi.

Per le assicurazioni, e in particolare a quelle vita, tutto ciò è una grande opportunità di sviluppare nuovi modelli di business.

Il secondo esempio è l’industria, dove la rete 5G diventa indispensabile. Perché? Perché i robot si muoveranno negli spazi della fabbrica insieme alle persone. Occorre pertanto una reazione immediata a ogni stimolo. La rete 5G abbassa di 10 volte il tempo di risposta, la latenza, abilitando quel tipo di applicazioni. Sarà importante anche nella logistica della fabbrica, dove molti robot e linee di produzione che generano dati potranno autogestirsi senza l’intervento di un operatore. Sarà il caso delle macchine autonome che trasportano semilavorati sia all’interno sia all’esterno dell’azienda; o dei droni utilizzati per portare materiali o prodotti finiti a destinazione.

Un terzo esempio importante sono le applicazioni stesse. Nell’attuale modello , nel cloud è concentrata gran parte della capacità elaborativa , che peraltro fa capo a poche aziende – Amazon, Google, ecc. Le reti 5G abilitano, invece, un nuovo modello di computing distribuito. Grazie all’edge computing, io azienda posso affidare alla rete le mie applicazioni, una parte delle quali rimarrà centralizzata, ma molte altre potranno essere eseguite localmente.

Pensi alle smart grid delle energie alternative. Quando l’elaborazione è fatta vicino al punto dove si raccolgono i dati, la risposta può essere molto più veloce, facendo scendere il tempo di latenza quasi a zero e rendendo il sistema estremamente reattivo. A mio avviso, questo è importante perché moltiplica gli attori del settore cloud e aumenta la capacità elaborativa a disposizione delle aziende, sia quella utilizzata localmente, sia quella centralizzata.

Quali sono in Italia i settori che secondo lei si avvicineranno più naturalmente a queste soluzioni?

Intanto l’industria, dove una prima elaborazione molto vicino alla fonte dei dati è spesso necessaria. È il caso del movimento dei robot del flusso di semilavorati in una fabbrica cui accennavo, o di un’auto connessa che deve frenare per evitare di investire una persona. In questi casi ci vuole una reazione immediata. Con il 5G avremo un ritardo di 1 millisecondo, contro i 20-30 millisecondi di oggi. Sembra poco ma è una differenza determinante sia in termini di efficienza sia di sicurezza, come dimostra la cronaca.

Le infrastrutture attuali non sono in grado di supportare il traffico dati proveniente da macchine così tecnologicamente avanzate, da qui la potenzialità del 5G di diventare la tecnologia abilitante per la “fabbrica del futuro mobile”.

Restando in tema di reti industriali, laddove ci saranno zone di interesse nazionale o critico, che dialogo avete ora con le autorità, per esempio, portuali e aeroportuali o dei trasporti, con le quali dovrete interagire per la pianificazione di una rete 5G?

Questo è un aspetto estremamente interessante e molto vasto, ma semplifico. Innanzitutto, c’è una barriera importante che deve essere superata: il limite alle emissioni elettromagnetiche fissato a 6 V/m in Italia, mentre a livello europeo è sopra i 40. Gli operatori hanno appena investito 6,5 miliardi di euro e per rientrare dell’investimento hanno bisogno di una implementazione delle reti 5G veloce. Il punto secondo è che nel settore delle telecomunicazioni occorre una permissistica più veloce.

Noi lavoriamo con enti importanti quali Arpa, comuni, regioni, sovrintendenze ai beni culturali… Sono tanti attori che devono dare il loro parere per lo sviluppo di una rete 5G. Come Exprivia-Italtel siamo i progettisti di Open Fiber per lo sviluppo della rete in fibra ottica e stiamo toccando con mano quanto sia complesso il processo di ottenimento dei permessi. I tempi sono molto lunghi. È un contesto che deve assolutamente evolvere. (L’Ing. Pileri sorride) Potremmo provare a mettere le richieste dei permessi su una blockchain, come nella nostra applicazione blockchain per la portabilità del numero di telefono… (In un prossimo post)

Il 5G offre per le nuove reti una grande flessibilità nella combinazione di soluzioni, per esempio tra reti in aree densamente popolate o in aree remote . Come va la collaborazione con gli operatori nella pianificazione delle architetture dell’infrastruttura?

Con gli operatori stiamo lavorando su tre aspetti. Uno è la pianificazione di rete rispetto ai punti che lei ha accennato con vari operatori e con Open Fiber che, per esempio, indica il fixed wireless access [reti con le prestazioni delle reti fisse basate sul wireless, ndr] come una possibilità per le aree remote. Con altri operatori stiamo lavorando sulle applicazioni. Abbiamo partecipato alle sperimentazioni 5G del ministero dello Sviluppo Economico. In terzo luogo, vorremmo cominciare a implementare i core network, vale a dire, il concetto di computing distribuito, di cui dicevo, e la flessibilità di rete che lei citava. Lo slicing dà la possibilità di destinare una rete a un singolo cliente o a una singola applicazione.

Secondo l’Osservatorio 5G della Commissione Europea, l’Italia è il paese con più città, 6, potenzialmente abilitate al 5G. Come vede da noi la dinamica della implementazione? Analoga a quella del Regno Unito con un lancio parallelo nelle zone con i maggiori picchi di fabbisogno di dati e nelle zone rurali non coperte da fibra ottica?

Questa strategia risponde alla diversificazione di utilizzo delle frequenze. Nelle aree a maggior utilizzo si densificano le antenne per usare le frequenze più alte, dai 24 al 26-28 GHz che consentono una capacità maggiore; nelle aree remote, invece, si amplia il raggio della copertura con frequenze medio-basse e quindi, vista la capacità e la velocità della rete 5G, in alcune aree rurali si può pensare di non confermare la rete fissa e provvedere invece a una copertura che consente servizi ad altissima performance e velocità basate sul fixed wireless access. Per le aree metropolitane, dove ci sono tanti terminali, lavoriamo con celle più piccole, con un alto numero di small cells, per dare a ciascuno una capacità importante.

Come vede in Italia l’innalzamento del livello delle infrastrutture dal 4G al 5G che si può realizzare con software? Sarà graduale come negli Usa?

Sì, perché già la tecnologia 4G con la cosiddetta massive mimo [la tecnologia che fornisce servizi uniformemente buoni a un numero molto alto di terminali, ndr] e la carrier aggregation [la tecnologia che permette di combinare su uno smartphone due o anche tre bande di frequenza distinte per ottenere una maggiore prestazioni, ndr] consentono un buon risultato di performance e di latenza che non è proprio quello del 5G ma si avvicina – 300-350 Mb/s sui terminali con il 4G a fronte dei 1000 Mb/s del 5G. Quindi, sì, anche in Italia vedremo questo tipo di strategia.

Ciò che è chiaro è che si comincerà dall’upgrade della rete esistente, che è di circa 70.000 antenne, per poi passare a densificarla con un l’ottica selettiva. Si stima che il numero delle antenne attuali si moltiplicherà dalle sei alle dieci volte. Parliamo qui, tuttavia, di antenne molto più piccole e a bassa potenza che dunque non aggiungeranno problemi a quelle dell’infrastruttura esistente. Auspico comunque che si risolva quel limite dei 6 V/m perché già abbiamo difficoltà oggi, figuriamoci con dieci volte tante antenne anche se molto piccole.

E la vostra maggiore sfida è…?

Fare sì che le reti, l’informatica e le applicazioni consentano grazie al digitale di trasformare i business in tanti settori diversi. Exprivia|Italtel unisce una competenza forte di rete con la capacità di analizzare i dati. Puntiamo quindi a sviluppare le funzionalità digitali delle nostre soluzioni che i and the incrementeranno nei loro modelli di business. Intendo applicazioni sempre più̀ dotate di intelligenza artificiale, basate su dati, su robot e sensori connessi tra loro in reti ultra-veloci. È sulla capacità di far evolvere il modello digitale delle imprese che si gioca la partita dei nuovi modelli di business, e siamo convinti di avere un ruolo importante da giocare in questa partita.